I cereali nella dieta dei cani: sì se ben cotti, spiega il prof. Mussa

cane in un campo di cerealiIl cane è stato addomesticato da migliaia di anni (più di 30.000) e selezionato in funzione delle esigenze e, a volte, dei capricci umani. La pesante selezione da parte dell’uomo ha portato alla creazione di centinaia di razze profondamente diverse tra di loro per taglia (da 1-2 kg a 80-100 kg), indole, morfologia, copertura pilifera, attitudini lavorative e capacità digestive.

Riscontri storici molto precisi confermano che da migliaia di anni i cani sono stati alimentati con cereali; gli antichi Egizi li utilizzavano abitualmente e molti scrittori latini ne fanno riferimenti espliciti (ad esempio Virgilio); se i cereali avessero provocato i danni oggi da alcuni paventati i cani si sarebbero estinti oppure l’impiego di tali prodotti sarebbe stato da tempo abbandonato.

A differenza del gatto, il cane è considerato più onnivoro che carnivoro

Di fatto attualmente il cane viene considerato, dal punto di vista alimentare, a differenza del gatto, più onnivoro che carnivoro. L’impiego corretto di cereali nell’alimentazione dei cani non comporta quindi problemi: a livello empirico lo dimostra l’esperienza consolidata nei secoli.

Più recentemente, dal punto di vista scientifico, la mappatura del genoma canino ha permesso di mettere in evidenza sue notevoli differenze rispetto a quello dell’antenato lupo: è dimostrato che ci sono 36 regioni del genoma diverse tra cani e lupi; 10 di esse svolgono un ruolo cruciale nella digestione degli amidi e nel metabolismo dei grassi. Numerosi esperimenti condotti in molti Paesi hanno inoltre dimostrato, in modo inequivocabile, che l’amido contenuto nei cereali, se sottoposto ad un adeguato processo di cottura, viene digerito dal cane in proporzioni che possono variare dall’85 al 90% e oltre.

Lupi in cattività e allo stato brado si alimentano in modo diverso

Un interessante esperimento ha indagato la composizione del profilo ematico di lupi selvatici tenuti in un ampio recinto rispetto a quello di lupi selvatici viventi in natura; ne sono emerse differenze notevoli, dovute evidentemente al diverso stile di vita (minor movimento dei lupi reclusi) e diversa alimentazione. Se pensiamo che queste condizioni hanno caratterizzato i cani dalla loro domesticazione ad oggi, non è difficile intuire come questi fattori abbiano influito fortemente sulla loro evoluzione, determinando anche delle modifiche dal punto di vista genetico che hanno permesso un progressivo adattamento alle nuove condizioni di vita in cattività. È probabile inoltre che l’uomo abbia selezionato e fatto riprodurre i soggetti che meglio si adattavano alla cattività ed all’alimentazione ad essa connessa, mentre la selezione naturale che avviene in ambito selvatico privilegia caratteristiche diverse.

Premesso quindi che una alimentazione corretta deve apportare tutti i nutrienti indispensabili, che essi devono essere in equilibrio tra di loro e che le dosi di cibo devono essere proporzionate alle esigenze di ogni animale, si può tranquillamente affermare che i carboidrati derivanti da cereali, somministrati a soggetti sani in quantità appropriate e ben cotti non provocano alcun problema. Essi vengono utilizzati bene a livello digestivo e la loro funzione principale è quella di fornire energia; i cereali integrali tuttavia non contengono solo carboidrati, essi apportano anche proteine, fibra, oli ricchi di acidi grassi polinsaturi, minerali e vitamine.

No ai cereali se il cane soffre di diabete

L’unico problema che può insorgere con l’utilizzo dei cereali riguarda i cani che soffrono di diabete, in questo caso la scelta deve essere basata sul loro indice glicemico e le quantità devono comunque essere basse. La percentuale di cani che soffre di diabete rappresenta peraltro una quota molto bassa dell’intera popolazione e non bisogna mai confondere le esigenze di un individuo malato con quelle di uno sano!

Le considerazioni sopra esposte derivano da pubblicazioni scientifiche accreditate a livello internazionale, che consiglio caldamente a chi voglia veramente sapere come stanno le cose, nell’ottica di fornire il meglio ai propri animali.

Prof. Pier Paolo Mussa
Già docente di Alimentazione del cane e del gatto presso l’Università di Torino

Letture consigliate
Hand, Thatcher, Remillard, Roudebush, Small Animal. Clinical Nutrition, 4th edition, 2000 Mark Morris Institute

Erik Axelsson, Abhirami Ratnakumar, Maja-Louise Arendt, Khurram Maqbool, Matthew T. Webster, Michele Perloski, Olof Liberg, Jon M. Arnemo, Åke Hedhammar & Kerstin Lindblad-Toh, The genomic signature of dog domestication reveals adaptation to a starch-rich diet, Nature, Vol 495, 21 March 2013